Miscellanea
Album fotografico
Una volta si scattavano
pochissime foto, che poi si mettevano in cornice o si conservavano in
album.
Oggi se ne fanno in misura strabocchevole; e le si pubblicano una
tantum, usa e getta.
Usa e getta: così a una certa età, guardando indietro, si
percepisce la propria vita.
Io da sveglio non guardo indietro, ma rivivo mio malgrado il mio
passato quasi ogni notte in sogno.
E sono per lo più sogni in cui la riapparizione degli assenti mi
stringe muta la gola.
Conservare alcune immagini fotografiche vale a testimoniarmi che certi
momenti lieti o spensierati del mio vissuto sono realmente esistiti,
benchè la memoria volontaria non riesca a riportarmeli alla mente a
comando.
E’ il non vissuto, infatti, che a occhi aperti occupa la parte maggiore
della mia mente: irreale quanto il vissuto
Premiazioni
Non è importante il dono
ma il gesto che lo sottende, ha scritto Rilke.
Dei premi mi resta, a distanza di tempo, soprattutto il ricordo
di incontri che hanno lasciato un segno nel mio lungo (troppo lungo?)
percorso.
Molte di quelle persone sono venute meno : un motivo in più, per me, di
ricordarle, almeno a me stesso, attraverso l’evento che mi diede
occasione di conoscerle.
Giudizi critici e recensioni
Corrado Calabrò è una
voce che si alimenta di un lunghissimo, abbagliante sguardo. Fra ritmi
surrealisti e musiche di derivazione greca antica, Calabrò ci
accompagna nell’odissea della sua poesia. Ulisside appassionato il cui
paesaggio è sempre dominato da una linea d’orizzonte e da un profumo di
mare. Calabrò seduce con la sua prodigiosa facoltà dannunziana di
assimilare tutti gli stili e le influenze.
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Stralci stampa
La poesia di Calabrò incanta l'Accademia di Svezia
«E’ stata una serata magica», dice Kjell Espmark. Già ordinario di
letterature comparate all'Università di Stoccolma, è uno dei soci
dell'Accademia di Svezia e fa parte della commissione Nobel, che ha
anche presieduto per vari lustri, «A partire dalla presentazion e
molto ispirata dell'opera di Corrado Calabrò» -continua Espmark- «fatta
dalla scrittrice Johanna Ekström, e grazie anche alla bellezza
dell'ambiente (l'antico e splendido palazzo Hallwyílska nel cuore di
Stoccolma), siamo stati trasportati di colpo al centro della lirica,
cosi musicale e coinvolgente per temi e ritmi, del poeta italiano, un
vero maestro anche nella lettura delle sue poesie, di cui abbiamo
potuto godere nel corso della serata sia nella versione originale che
nella traduzione svedese con l'intervento dell'attore Björn Granath».
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Austera malinconia
Il poeta dell’Italia meridionale
Corrado Calabrò – in patria non soltanto uno scrittore fecondo ma anche
uno stimato magistrato – è adesso rappresentato con ben quattro
traduzioni in svedese, di cui la più
recente è “Vid slockad måne”. È una silloge generosa che offre panorami
su ampi orizzonti nel tempo e nello spazio. Le liriche di Calabrò
partono spesso da esperienze del corpo: un’impressione dei sensi, un
suono, il ricordo di un contatto. Con fini metafore egli apre la porta
ad associazioni e ricordi. Qui ci sono grandi somiglianze con i grandi
poeti ermetici, Montale e Quasimodo, soprattutto in una malinconia,
formulata austeramente, per la brevità transeunte delle nostre vite.
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Nobel per la letteratura, le carte segrete degli italiani
Ci si può formare un’idea degli ostacoli che rendono difficile il
conferimento all'Italia del Nobel per la letteratura osservando da
vicino il mondo dell'editoria svedese e gli autori stranieri tradotti e
pubblicati
in Svezia. Fra le novità più ghiotte di questo autunno troviamo infatti
il giapponese Haruki Murakami con il suo recente L'incolore Tazaki
Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, romanzo pubblicato dalla
prestigiosa casa editrice Norstedts che annovera fra i suoi autori una
quantità altissima di premiati con il Nobel per la letteratura.
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