Porto delle inquietudini
Stagni ambrati
in cui vengono, a sera, ad ammarare
con grossi tonfi gli uccelli palustri
Finestre a strapiombo sugli scogli
che oppongono i vetri specchianti
al vento freddo del mare abbrunato
Savana assorta,
nella quale un leggero trasalire
tradisce la presenza di felini
Passaggi radenti di rondini
fiocinanti, in un guizzo, l'azzurro
Vetrate irretite dai gridi
della loro vorace libertà
Pozzi troppo lontani per sapere
se hanno per me dell'acqua da donare
Pulsar di indecifrabili messaggi
fibrillanti a distanza nel mio plasma
Vertigine contratta,
che vede spalancarsi la caduta
dentro il collasso interno d'apprensione
Porto delle inquietudini,
giade di diffidenza,
occhi meridiani che s'accendono
all'improvviso di lampi di rame,
iridi screziate di Sibilla,
specchi in cui sbatto con gli occhi sbarrati,
lame accecate nella mia ferita.
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