La notte prima, una pioggia...
Hanno piegato tutte assieme il capo,
le rose;
sciupate dalla pioggia, all'improvviso,
la notte prima che giunga l'estate.
Hanno chinato tutte assieme il capo
fradicio d'acqua
e tu te ne sei andata.
Suona cava la scala mentre scendo;
c'è solo la mia auto, da stamani,
sul piazzale scialbato dai lucori
dei lampioni;
baluginano nell'acqua che sgronda
i tuoi occhi di kiwi.
Traspare a malavoglia,
tra nuvole ai vapori di mercurio,
il disco rigonfio del sole;
corre all'inghiottitoio,
come una torma di topi suicidi,
l'acqua che scorre.
Un pescatore, che ora fa il bagnino,
trascina reti zuppe sulla sabbia,
compattata stanotte dalla pioggia.
E' più vicino adesso,
troppo vicino agli occhi per vederlo,
- vicino a perdita d'occhio,
segnato da una linea abbacinante
dietro di te,
cocente come il pianto d'un albino -
capisco solo che ora è più vicino,
per me, l'orizzonte degli eventi.
La sabbia è compattata in materasso
per umani col braccio sul volto
e, qua e là, per qualche pesce morto.
Il mare acquosamente s'è sbiancato
come gli occhi dei ciechi.
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