In un lago rappreso
Rondini basse
sull'asfalto albino di via Aschenez.
Risa a scroscio, spintoni,
la tua, le altre gonne, gambe scalze,
in frotta a suonare campanelli
dei palazzi dagli occhi sbudellati;
giocano al morto i bambini per terra.
Beirut, io ti capisco:
non oltraggia i ragazzi di paura
- ma solo i vecchi -,
benché gli fiati addosso,
la morte, di giorno.
Sirene d'allarme avanti l'alba:
ali rigide e alte, alluminate
dai pennelli-spray dei riflettori,
gambe di bambini irrigidite;
riverbera l'asfalto di via Aschenez.
Rondini basse
sull'asfalto oscuro.
Oh quanto attrito alla routine del cuore
fa un amore rimosso e sotterrato!
Visi spauriti,
non voltatevi indietro.
In un lago rappreso si dibatte
la nostra adolescenza sommersa.
Ti seguono, stupiti, occhi fanciulli
mentre cammini sulle acque del tempo.
Si legge sul dorso, non sul palmo,
delle mani dei vecchi la ventura:
soffrego come decalcomanie
le placche brune che marcano il passato.
Si dibatte in un lago rappreso,
acerba, la voglia d'amare.
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